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Pitagora è di certo uno degli uomini più notevoli mai esistiti. E se ancora lo si identifica come un insigne matematico, l’aspetto mistico e quello esperienziale che accompagnarono il suo insegnamento sono sempre più apprezzati per la loro semplicità e completezza. La sua attualità, infatti, si è generata a ritroso, a mano a mano che nei secoli successivi le sue intuizioni sono diventate fonte di sviluppi scientifici e creativi.

Collana: I classici occidentali del risveglio Nietzsche prosegue così, nel suo così parlò Zarathustra: "Invero, vi esorto a fuggire dal prossimo e ad amare ciò che è più lontano!" E Osho chiarisce: "Il tuo prossimo non è altro che una parte della stessa folla alla quale anche tuappartieni. Non è diverso da te: segue la stessa religione, parla la stessa lingua, segue la stessamorale, ha gli stessi valori, crede nella stessa idea di Dio, va a pregare al tuo stesso tempio.

Collana: Le opere sapienziali Osho continua ad accompagnare sullavia in camminoprofilata dal Taoismo, chiarendo: "La parolaTao significa "La Via". Non si può dire niente sulla meta: rimane elusiva, inesprimibile, ineffabile. Ma si può dire qualcosa sulla Via.Il Buddha diceva: "I Buddha possono solo mostrarti la Via. Se segui il sentiero, arriverai allaverità". La verità dev'essere una tua esperienza. Nessuno può definire la verità, ma si può chiarire laVia. Il Maestro non può darti la verità, ma può darti la Via. E quando sai che la Via esiste, tutto ciò che devi fare è per correrla.

All’origine esiste un cielo vuoto che inizia a pulsare e subito si dispiega in vibrazioni, forme, sensazioni, emozioni, immagini. Seguito da balbettii, gesti, pensieri, azioni, proiezioni e quant’altro implica esistere in questo mondo. Nell’essere umano quell’intero processo si lega a un profondo bisogno di significato, quasi dovesse assolvere un compito esistenziale che lo spinge a cercare, a cercarsi, a trascendere; ma anche a creare teorie e costrutti mentali che possano esorcizzare un intimo richiamo verso qualcosa di inesplicabile.

Prosegue il viaggio nella dimensione che i Sufi dischiudono a se stessi e che imparano ad abitare, percorrendo un sentiero che si fonda su alcune comprensioni fondamentali: in primo luogo, il riconoscimento della propria ignoranza. Rendersene conto attiva, per contralto, la scintilla di intelligenza che permette di percepire ciò che è Reale. E dedicarsi alla verità è per un Sufi vivere appassionatamente, distaccandosi passo passo dalle idee stereotipate che condizionano il normale essere al mondo.

Oltre cinquanta autori italiani e stranieri – tra scrittori, artisti, editori, giornalisti, librai e blogger – accomunati dalla passione per i viaggi sulle tombe di poeti e romanzieri. Tombe sfarzose, come quella di Oscar Wilde, o semplici lapidi in un prato, come quelle di Jack Kerouac e James Joyce, tombe ospitate in cimiteri celebri – il Père-Lachaise di Parigi o l’acattolico di Roma – oppure nascoste in mezzo a monti desertici, coperte dal segreto di un monastero, come quella di Javsandamba Zanabazar, artista e poeta mongolo, in patria venerato come un santo.

Da sempre nei pini fruscia un canto che riverbera la saggezza implicita all’esistenza. E noi tutti abbiamo accesso a quella saggezza, non perché sia un diritto di nascita, ma semplicemente perché è il fattore connaturato alla vita: uno sguardo limpido non può non cogliere l’incredibile armonia che ne regola la danza, in tutte le sue manifestazioni; e non può non udire l’eco di quel vibrare, nelle tante voci e forme che la risuonano. Quella stessa saggezza è all’origine del nostro venire al mondo; e dovrebbe governare il nostro esistere dando spazio a una piena realizzazione.

18 luglio 1976, Olimpiadi di Montréal: una giovane ginnasta rumena esegue l’esercizio alle parallele asimmetriche. La votazione tarda ad arrivare, poi sullo schermo appare un misterioso 1.00, che lascia tutti confusi e interdetti; infine giunge la rivelazione: i computer sono programmati per segnalare un massimo di 9.99 punti. A soli quattordici anni, Nadia Comaneci entra nella storia dello sport con un esercizio da 10, una perfezione che il tabellone non è neanche in grado di registrare, diventando istantaneamente un modello per generazioni intere di ginnaste e atlete.

Il nostro venire al mondo è una ricerca, come Osho spiega: “La ricerca della verità da parte dell’uomo è eterna. È un lungo pellegrinaggio senza inizio; anche se arriva a una fine, non ha inizio. La nostra ricerca prosegue da secoli e millenni, ora in una forma ora in un’altra. Anche chi, all’apparenza, non sta cercando consapevolmente la verità, è alla sua ricerca. L’essere stesso dell’uomo è una ricerca della verità. Questo è il tormento e l’estasi dell’essere umano”.

"Il diritto di essere se stessi" è la formula utilizzata per descrivere le tecniche di protezione giuridica dell'individuo - inteso come "persona", cioè come valore in sé e per sé - da ogni discriminazione. Nel momento in cui, crollati gli status, nelle nostre società si è consentito a ciascuno di agire liberamente, disponendo di sé e costruendo i propri rapporti sociali, è iniziata anche la lotta alle discriminazioni.

Rispetto a Gesù viene spontaneo chiedersi qual è la vera motivazione che sottende un’attrazione fatale, tale da rendere ineluttabile un confronto, secolo dopo secolo, malgrado i tanti cambiamenti di prospettive e contesti. Osho chiarisce così: “In Cristo tutte le aspirazioni dell’umanità vengono appagate: è una sintesi rara. Di solito un essere umano vive con angoscia, tormento, ansia, dolore, infelicità. Gesù è in agonia come te, è nato come ogni essere umano – e sulla croce è straziato.

“Il mio sforzo è condurre l’uomo e la donna a una dimensione in cui si possano accettare a vicenda, in quanto polarità complementari e opposte. Se una sola frazione, seppur minuscola, della società riuscirà a rispettarsi vicendevolmente, avverrà un’incredibile rivoluzione.” Così Osho introduce a una delle sue prospettive che rimane un’utopia, là dove prevale un’idea maschio-centrica di come il mondo dovrebbe essere. Questa antologia è nata sulla base di domande fatte a Osho da tante donne, e grazie a un lavoro di selezione di altre donne.

Si conclude con questo quarto volume il viaggio di comprensione sollecitato da Osho sull’onda delle intuizioni che Kahlil Gibran ha lasciato in dono all’umanità, nel suo capolavoro: Il Profeta. Nel volume, Almustafà – il Profeta ideato da Gibran – parla dell’essere naturali, della Bellezza, della Religione e della religiosità, della Morte e della rinascita, ma soprattutto si dilunga nell’Addio, sollecitando a lasciare che tutto ciò di cui si è parlato rimanga come un seme nel cuore.

Considerando lo stato delle cose, oggi come all’epoca del Buddha, viene spontanea una domanda: esiste qualcosa, potente come un diamante, in grado di recidere ogni illusione? Qualcosa che ci liberi dall’abituale meccanismo di inibizione che impedisce di partecipare alla fluida armonia della vita? Il discorso del Buddha, tramandato nei secoli come “Il sutra del diamante” sembra contenere questa potenzialità.

Di solito si vive in base a un’immagine di sé che si crea guardando e adeguandosi agli altri, a loro volta cresciuti adattandosi ai propri simili. Tutto ciò genera un mondo di apparenze che ruota intorno a finzioni che rivelano la loro vacuità di fronte a eventi improvvisi che mandano in frantumi ogni cosa. Oggi, in un mondo le cui condizioni continuano a mutare, si è sempre di più spinti a domandarsi quale sia davvero il volto dell’umanità, e quale il proprio vero volto.

“Lo Zen è un’esperienza improvvisa: non c’è preparazione, non ci sono prove, non c’è una disciplina, non c’è un sentiero” chiarisce Osho, e aggiunge: “All’improvviso apri gli occhi: come se un lampo ti avesse colpito, interrompendo il sonno di milioni di anni. In quell risveglio, conosci il mistero dell’esistenza.” A quella folgorante esperienza Osho avvicina in queste tredici immersioni, sollecitando il momento inevitabile che nella vita quotidiana si ha la tendenza a ignorare.

Ci si avvicina allo Zen perché è sempre più evidente che il rischio di rimanere rinchiusi in un seme – oin un bocciolo – risulta più doloroso del rischio di sbocciare. Ed è lo Spirito del tempo, con il generale crollo delle abituali certezze, a spingere verso un’esperienza che apra a una comprensione di séindubitabile. E lo Zen aleggia tra noi come un vento che accarezza e al tempo stesso scuote, sollecitando un risveglio che è di fatto una liberazione: la libertà da se stessi.

Lo Zen è un'esperienza e come tale può solo essere vissuta, spiega Osho che aggiunge: "In pratica, loZen è inspiegabile, perché non è una filosofia, non è una dottrina. Si tratta di sperimentare la propriadimensione interiore, la propria soggettività. Non si tratta dunque di un'esperienza tangibile, oggettiva. Se fosse presente un oggetto all'esterno, sarebbe possibile descriverla, analizzarla, definirla. Per sua stessa natura è qualcosa di indefinibile; nulla che l'intelletto possa afferrare: Zen è unoscivolare fuori dalla mente e un entrare nel proprio essere".

Descrivendo il suo approccio allaVia del Tao, Osho ha detto: «Io insegno semplicemente a esserequi, e lasciare che la beatitudine dell’esistenza si riversi in te. Perché dovresti andare altrove? E, inogni caso, dove andresti? Puoi prendere un treno, un autobus, un aeroplano e spostarti dove vuoi... addirittura un razzo può portarti sulla luna! E tra qualche anno potresti anche andare su Marte; tra qualche decennio potresti raggiungere una qualsiasi stella. Ma tutto questo è stupidità. Cosa farai, impettito in piedi sulla luna?

Con forza e determinazione dirompente, Osho smantella la miriade di problemi generati dalla menteumana e illumina una strada di profondo rilassamento in cui il potenziale presente in ognuno di noi puòraggiungere la suprema fioritura: uno stato dell’essere conosciuto in Oriente come Nirvana. «Nirvana è vivere la vita ordinaria in modo così attento, così colmo di consapevolezza, così pieno di luce, che tutto diventa luminoso. È possibile. Lo dico perché l’ho vissuto in questo modo, lo stovivendo così. Quando lo dico, parlo per esperienza.